Se hai un sito web e controlli periodicamente le sue “prestazioni”, la frequenza di rimbalzo su Google Analytics è certamente uno dei primi valori da tenere d’occhio. E se hai un po’ di dimistichezza con questo strumento online, sicuramente avrai notato che tra i valori riepilogativi spicca appunto questa frequenza di rimbalzo (o bounce rate).

Se vuoi saperne di più ti consiglio di leggere questo articolo, nel quale ti spiego nel dettaglio cos’è questo valore e quando puoi ritenerti soddisfatto, o al contrario quando devi ancora lavorare sul tuo sito per migliorarne l’usabilità! Iniziamo subito con un esempio che riprende la vita quotidiana di noi tutti…

Frequenza di rimbalzo: cos’è e un esempio comprensibile

Mettiamo il caso che tu stia passeggiando lungo la principale via dello shopping nella tua città, quindi ricca di negozi e vetrine attraenti. Poiché sei in vena di shopping (e magari sei pure una donna!), cammini lentamente per scrutare con attenzione le varie vetrine, alla ricerca di ciò che ti serve o che desideri acquistare.

Bene, ti avvicini alla prima vetrina e inizi a guardare la merce esposta: sarà per la non corretta disposizione, per l’allestimento scadente o (perché no!) per la scarsa qualità dei prodotti, ma invece di entrare dentro il negozio decidi di tirare avanti alla ricerca di un altro negozio più allettante.

Capita la stessa cosa con la seconda e la terza vetrina, ma alla quarta succede qualcosa di diverso: qualcosa ti cattura e decidi di entrare. A questo punto, inizi a parlare con la commessa che ti mostra ciò che potrebbe interessarti. Finalmente trovi quello che stavi cercando, lo acquisti e te ne vai soddisfatto.

Cosa c’entra tutto questo preambolo con la frequenza di rimbalzo? Beh, una pagina web è un po’ come una vetrina: se ben fatta, riesce ad attrarre i visitatori e indurli a cliccare su qualche altra pagina! Un po’ come quando, passando davanti a una vetrina che ti attrae, decidi di aprire la porta ed entrare.

Cos’è questa benedetta frequenza di rimbalzo?

La frequenza di rimbalzo (o bounce rate) è un valore che varia da 0 a 100 ed esprime (in termini percentuali) il numero di volte che un utente ha “rimbalzato” sulla tua pagina e se n’è andato. Proprio come uno shopper davanti a una vetrina che ritiene poco interessante. O, se sei un appassionato di calcio, come un bel tiro calciato da un braro giocatore, che stampa la palla sulla traversa per poi ritornare verso l’area di rigore. Insomma, ci siamo capiti…

Quindi, se in un certo lasso di tempo un sito ha registrato una frequenza di rimbalzo del 40%, significa che su 100 utenti che sono giunti  sulle pagine, 40 sono schizzate via mentre i restanti 60 hanno deciso di entrare e continuare la visita del sito stesso.

Che valori deve avere la frequenza di rimbalzo?

Questa domanda merita una risposta articolata, poiché un certo valore della frequenza di rimbalzo può essere giusto o sbagliato, in base al sito web e all’esperienza che desideriamo che l’utente faccia.

Mi spiego meglio: per un sito web di un’azienda o di un libero professionista, la frequenza di rimbalzo dovrebbe tendere il più possibile allo 0%. Questo significa che la qualità dei contenuti è alta, la disposizione delle call to action eccellente e altri fattori sono studiati ad hoc, per favorire al massimo la decisione di “entrare” in negozio dopo aver visto la vetrina”.

Nel caso di un blog che ha un seguito di lettori abituale, non necessariamente una frequenza di rimbalzo alta va considerata come una cosa negativa. In questo caso, invece, ciò che conta è capire se il post in questione è piaciuto, ad esempio analizzando il tempo di permanenza dell’utente su quella specifica pagina web.

(aggiornamento dell’11 luglio 2019)

Aggiungo questa parte per portare un esempio che mi tocca in prima persona, poiché sto per parlarti di un cliente che ha un negozio di accessori per animali, il quale vende cucce e altri articoli in legno. Questo mio cliente ha due siti: quello del negozio, in cui sono presenti articoli assai diversi tra loro. Cucce appunto, ma anche box per cavalli, casette porta attrezzi, box per gatti. Il filo conduttore che unisce questi prodotti è il legno, ma non c’è altro… Quindi chi arriva da Google sulla pagina dei box cavalli, ad esempio, avrà uno scarsissimo interesse a visitare le pagine dedicate alle cucce o alle casette da giardino! E viceversa… Questo dato di fatto si traduce in una frequenza di rimbalzo molto alta. Appurato ciò, io sono molto più preoccupato di verificare che il potenziale cliente trascorra più tempo possibile sulla pagina in questione, per guardare attentamente i modelli di box disponibili e i video che mostrano come vengono montati.

Stesso cliente, ma sito completamente diverso: interamente dedicato alle cucce per cani e gatti, con la home page ottimizzata per le parole chiave “cucce per cani in legno” e simili. In questo caso, qualora la frequenza di rimbalzo dovesse essere molto alta, mi dovrei preoccupare assai e domandarmi cosa sto sbagliando! È chiaro il concetto?

La giusta frequenza di rimbalzo per un e-commerce

Uno dei dubbi più frequenti riguarda la giusta frequenza di rimbalzo per un e-commerce. La risposta a questo dubbio ce la dà, per l’ennesima volta, l’esperienza millenaria nei luoghi di commercio e scambio “tradizionali”: i negozi e i mercati.

Quante volte la commessa del negozio di abbigliamento, dopo che hai appena scelto un capo da acquistare, non contenta ti propone altre merci da comprare? Praticamente sempre!

Lo stesso discorso vale per gli e-commerce: soltanto che su un sito non c’è la commessa che ti vende. Allora che si fa? Bisogna fare in modo che il cliente rimanga a lungo sul sito e visiti il maggior numero possibile di schede prodotto. Che è la versione digitale del “continuare a girare il negozio anche se ho trovato quello che mi serviva”! Chiaro?

Conclusioni

In questo articolo ti ho spiegato cos’è la frequenza di rimbalzo e come interpretare questo valore percentuale, tra i più importanti da analizzare. Se hai qualche dubbio o vuoi saperne di più, lascia pure un commento!

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
contattami